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La Campagna di Russia a Viano

Ricerca storica dell'Associazione Studi Militari Emilia Romagna aps

Ultima modifica 4 giugno 2024

“”Lontani da ogni bene, dispersi nel silenzio, prossimi alle stelle”:
la Campagna di Russia a Viano

 

Il titolo: una frase di Giulio Bedeschi, medico, scrittore e alpino, ufficiale della Julia in Russia. Una frase che descrive il Natale degli Alpini, dei soldati in generale, sul Fronte Russo.

La Campagna di Russia, sin dall’estate 1941, ha veduto la partecipazione di un cospicuo contingente di Forze Armate del Regno d’Italia. Il Corpo di Spedizione Italiano in Russia – CSIR, di circa 62 mila uomini, al comando del valentissimo e pluridecorato Gen. Giovanni Messe, operò nell’inverno 1941/42: il bilancio fu di circa 1.600 morti, 400 furono i dispersi, mentre quasi 9 mila furono i feriti e congelati. A partire dal 9 luglio 1942, con l’incremento di unità italiane presenti sul fronte russo, il CSIR cessò la propria autonomia e, riacquistando la vecchia denominazione di XXXV Corpo d’Armata, venne incorporato nell’8ªArmata, passata alla storia come ARMIR – Armata Italiana in Russia, al comando del Gen. Italo Gariboldi. Questa, forte di circa 230 mila uomini, fu tristemente famosa per l’elevatissimo numero di perdite che ebbe a subire tra il dicembre del 1942 e il gennaio del 1943 in seguito allo sfondamento sovietico del fronte sul fiume Don (operazione Piccolo Saturno e Ostrogožsk – Rossoš’).

Per il Corpo d’Armata Alpino la ritirata invece cominciò quasi un mese dopo rispetto agli altri reparti dell’ARMIR, ovvero il 16 gennaio. In testa fu la Divisione Alpina Trindentina, ovvero l’unica ancora in grado di combattere efficacemente. Dietro la seguivano la Vicenza, la Cuneense e la Julia, già martoriate dai precedenti combattimenti. Anche il Corpo d’Armata Alpino si trovò completamente circondato nella steppa e fu onere della Divisione Tridentina, al comando del reggiano Gen. Luigi Reverberi, forzare le truppe sovietiche nel villaggio di Nikolajevka. La via della salvezza fu aperta, ma dei 61.155 alpini che lasciarono le trincee del Don, solo 13.420 riuscirono a sfilarsi dalla sacca.

L’ARMIR ebbe un mostruoso bilancio in termini di perdite: 75 mila uomini risultarono morti o dispersi mentre 32 mila furono i feriti o congelati. La steppa è, ancor oggi, la tomba di queste «centomila gavette di ghiaccio».

In questo testo, avvalendosi dei preziosissimi archivi dell’Unione Nazionale Italiani Reduci di Russia – UNIRR e di divisionevicenza.it, unitamente alle digitalizzazioni dei ruoli matricoli dei soldati operata da Istoreco, si vuole riportare le vicende dei militari che sono caduti in quelle sventurate spedizioni del CSIR e dell’ARMIR. Secondo le fonti documentali consultate, l’intera provincia reggiana conta 937 caduti o dispersi in quelle zone, tra gelo, fame, morte violenta o prigionia.

Si riporta, in ordine alfabetico, l’elenco dei 6 soldati di Viano caduti o dispersi sul Fronte Russo:

  • Beneventi Dante figlio di Fedele e Spadoni Maria, nato il 14 novembre 1911 di professione contadino, era un mitragliere del 104° Battaglione Mitraglieri. Decorato con la Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale 1935 1936 durante il secondo conflitto mondiale, ha partecipato alle operazioni di guerra sul Fronte Jugoslavo dal 6 al 18 aprile 1941 Inviato in Russia nell’aprile 1942 fu ricoverato per una ferita al ventre nel “Centro Chirurgico dell’8^ Armata” dove si spense il 30 ottobre 1942

  • Germini Renzo figlio di Ciro e Rossi Alcida, nato il 3 novembre 1915, di professione contadino, era un caporal maggiore del 278° Reggimento Fanteria. Inviato sul Fronte Russo nell’ottobre 1942, il 1° febbraio 1943 venne dichiarato caduto durante il ripiegamento sul Don, avvenuto a fine gennaio 1943.

  • Mercati Erside, figlio di Narciso e Pellicciari Domenica, nato il 16 dicembre 1922 di professione contadino, era un caporale dell’80° Reggimento Fanteria. Inviato sul Fronte Russo, morì prigioniero nel campo 50 – Frolovo l’ 11 marzo 1943

  • Notari Decimo, figlio di Celso e Valcavi Adelgranda, nato il 19 febbraio 1919, di professione contadino, era un cavaliere del 5° Reggimento Lancieri Novara. Risultò disperso nel fatto d’armi di Rossoch il 31 gennaio 1943 “come da verbale di irreperibilità redatto dal Comando Reggimento Lancieri Novara” in data 10 luglio 1943

  • Vaccari Celideo, figlio di Giovanni e Casoni Maria Concetta, nato il 26 giugno 1921, di professione contadino, era un fante dell’80° Reggimento Fanteria. Partecipò alle operazioni sul Fronte Russo, dove fu catturato il 23 dicembre 1942. Morì il 26 gennaio 1943 nel campo 58 – Tiomnikov come da “foglio numero LEV7236635/ste/URSS in data 3 agosto 1992”

  • Vignali Domenico Marcello, figlio di Alderico e Munarini Corinna, nato il 21 settembre 1922, di professione bracciante, era un caporale del 278° Reggimento Fanteria. Promosso a tale grado il 1° luglio 1942, esattamente tre mesi dopo venne inviato sul Fronte Russo, dove risultò disperso sul Don in data 31 gennaio 1943

La Campagna di Russia è stata ampiamente trattata sia dalla storiografia che dalla memorialistica. Un resoconto “quotidiano” e vicino alla vita di tutti i giorni nel gelo russo è dato dal già citato Giulio Bedeschi in Centomila gavette di ghiaccio, Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e Morire giorno per giorno di Gabriele Gherardini, ufficiale della Fanteria Vicenza. Per le testimonianze si rimanda alle memorialistiche curate dallo stesso Bedeschi nei volumi Fronte Russo: c’ero anch’io e Nikolaevka: c’ero anch’io.

Tenere vivo il ricordo dei caduti, dei caduti di tutte le guerre, è doveroso: la guerra è sempre insensata.

Marco Capriglio e Giulio Verrecchia

Campagna di Russia
04-06-2024

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